Al Re-think Circular Economy Forum 2025 ho raccontato l’evoluzione di United Separable, un progetto che non nasce da un’ispirazione stilistica, ma dall’idea di applicare logiche sistemiche al guardaroba.
La mia formazione arriva dal mondo delle architetture di rete e delle telecomunicazioni, dove sistemi complessi sono costruiti con moduli indipendenti e interfacce standard che permettono aggiornamenti, sostituzioni e trasformazioni senza interrompere l’intero sistema. Con United Separable abbiamo provato a trasferire questa visione nel design di un prodotto di abbigliamento, immaginando un guardaroba capace di evolvere nel tempo, proprio come una rete. Non si tratta di proporre un nuovo stile, ma di sperimentare un modello di progettazione che integra modularità, ecodesign e pensiero circolare.

I nostri prototipi nascono con un’interfaccia “standard”: zip, bottoni e connessioni che permettono di unire, separare e ricombinare elementi come top, gonne, cinture e abiti divisibili. Ogni capo diventa un componente flessibile, che si integra con gli altri senza rigidità, proprio come accade nei sistemi tecnologici da cui il progetto prende ispirazione.


La scelta dei materiali è parte integrante del modello: utilizziamo tessuti naturali e riciclati, provenienti da una filiera locale e trasparente. La modularità, in questo contesto, non è un fine estetico, ma uno strumento progettuale che ci permette di ripensare la relazione tra design, materiali, filiera e tempo. Non si tratta soltanto di produrre capi più “green”: l’obiettivo è ribilanciare il sistema guardaroba, creando un modello in cui valore e utilizzo si muovono insieme, in un ciclo più consapevole e circolare.

Per dare struttura a questo approccio, abbiamo sviluppato strumenti interni che ci permettono di misurare, valutare e orientare le nostre scelte progettuali:
- Ecodesign Index → valuta la qualità dei materiali, la durata dei prodotti, gli impatti ambientali e le decisioni di design.
- Supplier Transparency Score → misura il livello di apertura, tracciabilità e responsabilità della filiera.
Questi strumenti non sono standard ufficiali, ma framework operativi semplici e flessibili, progettati per essere applicabili anche alle piccole realtà. Non nascono per produrre risultati “perfetti”, ma per fornire una base di dati utile a migliorare passo dopo passo.
“Ad esempio, applicando il Supplier Transparency Score (STS) ai fornitori coinvolti nei nostri primi prototipi — coprendo l’intera filiera, dall’upstream al core fino al downstream — abbiamo rilevato che solo il 18% ha raggiunto il livello massimo di trasparenza, mentre circa due terzi hanno fornito dati parziali, incompleti o nulli.”
United Separable non è una collezione, ma un laboratorio aperto: un esperimento di design che unisce creatività, analisi e responsabilità. Il nostro lavoro prende ispirazione dalla logica dei sistemi connessi: come nelle architetture di rete, ogni componente ha un ruolo, ma è progettato per interagire con gli altri. In questo senso, il guardaroba diventa un sistema governato, dove ogni scelta progettuale contribuisce a un disegno più ampio.
Per noi, circolarità significa riconnettere: intenzione e uso, progetto e comportamento, durata e valore. Significa creare prodotti che possano essere riparati, trasformati e riutilizzati, ma anche sviluppare strumenti di analisi per capire e gestire le conseguenze delle nostre scelte.
Lo speech è stato presentato il 22 maggio 2025 al Re-think Circular Economy Forum, organizzato da Tondo a Milano, come parte di un confronto internazionale dedicato a nuove idee e pratiche per l’innovazione sostenibile.

